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Vitivinicoltura, frutticoltura e allevamento ovi-caprino in Valle d'Aosta

I caratteri strutturali, i risultati tecnico-economici (quali emergono dall'analisi del "campione satellite" RICA-INEA 2010-2012) e le principali problematiche legate all'esercizio della vitivinicoltura, della frutticoltura e dell'allevamento ovicaprino in Valle d'Aosta sono indagati nel presente lavoro allo scopo di reperire informazioni utili alla definizione delle politiche di sviluppo rurale per il periodo 2014-2020.

Nel panorama agricolo regionale la vitivinicoltura è il settore più vitale e dinamico; i risultati economici (in termini di produttività e redditività) sono soddisfacenti tanto per le numerose aziende, per lo più di piccole dimensioni e spesso part-time, che conferiscono il prodotto alle cantine cooperative quanto per le imprese che trasformano l'uva prodotta (viticulteurs encaveurs). La coltivazione della vite in Valle d'Aosta assume i connotati della "viticoltura eroica" e svolge un importante ruolo in termini di salvaguardia del territorio, di conservazione della biodiversità e di tutela del paesaggio. Tuttavia, i vigneti più frammentati e, soprattutto, i terrazzamenti tipici della bassa Valle tendono ad essere in parte abbandonati a ragione delle difficoltà incontrate nella loro coltivazione e nell'insufficiente ricambio generazionale che caratterizza le aziende più marginali.

Da sempre assai diffusa soprattutto nella valle centrale è la produzione di mele Golden e Renetta che interessa per lo più aziende a orientamento produttivo misto, dove il melo è associato alle foraggere, all'orticoltura e, talvolta, all'allevamento del bestiame. La discreta redditività della coltura consegue al fatto che, sebbene le rese produttive siano contenute, i costi di coltivazione sono pure essi ridotti in virtù delle favorevoli condizioni climatiche che consentono, per esempio, di limitare fortemente il numero dei trattamenti fitosanitari. In Valle d'Aosta l'allevamento caprino è praticato in alcune decine di imprese fortemente specializzate che detengono, in media, una quarantina di capi in lattazione e in numerose aziende per lo più orientate al part-time farming che detengono pochi capi, in genere, delle razze autoctone Valdostana e Alpina Comune. 

Gli ovini sono rappresentati dalla razza autoctona Rosset (detenuta in circa 150 allevamenti con, in media, 8 capi) per la produzione di carne e di lana. Mentre non si evidenziano particolari problematiche nella valorizzazione delle produzioni casearie, non sempre adeguata è la remunerazione delle produzioni carnee (capretti e agnelli). Nelle aziende del "campione satellite" il Margine lordo dell'allevamento caprino risulta superiore rispetto a quello dell'allevamento ovino; tuttavia, in entrambe le tipologie di allevamento i costi dei fattori produttivi incidono in misura contenuta.

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