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Commercio con l’estero dei prodotti agroalimentari

L'andamento registrato nel 2007 per gli scambi agroalimentari italiani può essere considerato complessivamente positivo: l'incremento delle esportazioni agroalimentari (6,2%), imputabile quasi esclusivamente alla componente quantità, è risultato più marcato rispetto a quello delle importazioni (2%), determinando una riduzione del deficit agroalimentare, passato da 8.652 (2006) a 7.899 milioni di euro (2007). Positivo è anche il trend del saldo normalizzato che migliora di due punti percentuali rispetto all'anno precedente attestandosi a -14%. Il confronto trai primi sei mesi del 2007 con lo stesso periodo nel 2008 conferma il buon andamento degli scambi commerciali agroalimentari dell'Italia, con una crescita delle esportazioni del 15% ed un aumento dell'import del 6%. Rispetto agli scambi totali, le cui variazioni sono, rispettivamente, pari a 10% per le vendite e 5% per gli acquisti, l'agroalimentare sembrerebbe mettere in luce la sua natura anticiclica.

Negli ultimi tre anni, l'incremento delle vendite di prodotti agroalimentari ha coinvolto tutti i principali paesi acquirenti anche se l'andamento del 2007 ha evidenziato alcune eccezioni, quali la Spagna, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti, che hanno in parte rallentato i propri acquisti dall'Italia. Nello periodo, invece, si evidenzia il forte incremento delle esportazioni agroalimentari verso alcuni paesi dell'Europa dell'Est (Romania, Ungheria e Polonia), imputabile quasi esclusivamente alla componente quantità ed in particolare alle vendite del settore ortofrutticolo.

Rispetto al 2006, l'incremento complessivo delle importazioni è da attribuire alla variazione dei prezzi (2,3%) poiché la componente quantità risulta sostanzialmente stabile (-0,2%). Nell'ultimo anno si riducono le importazioni dalla Francia, principale fornitore di prodotti agroalimentari dell'Italia, per effetto di un deciso calo degli acquisti relativi al comparto zootecnico. Questo comparto, in particolare le carni suine, influenza anche la contrazione delle importazioni dalla Danimarca (-11,4%). Relativamente a questo fornitore, comunque, la diminuzione degli acquisti è dovuta anche al calo registrato per "pesci, molluschi e crostacei affumicati" (-20,4%), di cui la Danimarca fornisce al nostro paese una quota pari al 34%.

L'analisi dei principali comparti dal lato delle esportazioni evidenzia ai primi posti la bevande (19,2%), i derivati dei cereali (12,7%) e la frutta fresca (8,6%), tutti comparti che mostrano una variazione positiva rispetto al 2006. Per i derivati dei cereali e la frutta fresca l'andamento positivo si è rafforzato nel primo semestre del 2008, con una variazione, rispetto allo stesso periodo del 2007, rispettivamente, del 34% e 20%. Nel complesso, comunque, sia il 2007 che il primo semestre del 2008 evidenziano la buona performance delle nostre principali produzioni, a conferma del successo dei prodotti della trasformazione alimentare del made in Italy sui mercati mondiali.

La composizione delle importazioni sottolinea l'importanza del comparto delle carni fresche e congelate (12,5%), seguito dal lattiero-caseario (10%), dal pesce lavorato e conservato (8,9%) e dagli oli e grassi (7,1%). Tra questi comparti soltanto quello relativo al pesce lavorato e conservato mostra un incremento delle importazioni nel corso del 2007, mentre per gli altri si registra una riduzione degli acquisti. Nel primo semestre del 2008 si registra un forte incremento degli acquisti di cereali che con un aumento del 60% rispetto allo stesso periodo del 2007, si collocano tra i primi cinque comparti di importazione, con un peso di circa l'8%.

Dal punto di vista regionale, più della metà degli scambi agroalimentari italiani si concentra in quattro regioni del Nord: Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Esse detengono il 62% delle importazioni e quasi il 60% delle esportazioni nazionali. In particolare, gli acquisti dall'estero della Lombardia rappresentano un quarto delle importazioni italiane, mentre per le esportazioni la quota è pari al 17%. Il peso del Sud del paese negli scambi agroalimentari è del 16%.

Con riferimento al settore primario, nel complesso, le regioni che contribuiscono maggiormente alle esportazioni del settore primario sono l'Emilia-Romagna (15%), il Veneto (14%) e la Puglia (12%); le importazioni di prodotti agricoli si concentrano, invece, nelle aree del Nord a più alta presenza di aziende di trasformazione: Lombardia (17,3%), Piemonte (15,3%), Veneto (15,2%) ed Emilia-Romagna (9,7%). Queste stesse regioni sono, infatti, anche le principali esportatrici di prodotti trasformati e rappresentano complessivamente il 64% delle vendite nazionali dell'industria alimentare. Per il Piemonte, però, insieme all'Emilia Romagna, il forte aumento degli acquisti, nel corso del 2007, nel comparto industriale ha determinato un peggioramento del saldo normalizzato. Performance particolarmente negative in questo settore riguardano anche Molise, Trentino Alto Adige, Liguria e Calabria mentre in netto miglioramento è l'andamento riscontrato in Sardegna e Valle d'Aosta.

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