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Gli immigrati extracomunitari nell’agricoltura italiana nel 2007

L'INEA, come ogni anno, sulla base dell'indagine sull'impiego degli immigrati in agricoltura, individua l'entità numerica e le caratteristiche qualitative della presenza di manodopera immigrata all'interno dell'attività agricola in Italia.

La presenza nel settore agricolo italiano di forza lavoro di provenienza estera è un fenomeno ormai ampiamente consolidato, la cui rilevanza negli ultimi venti anni è andata progressivamente aumentando.

I cittadini extracomunitari impegnati in agricoltura sul totale degli immigrati risultano pari al 9%, ovvero a poco più di 114.000 unità. Rispetto al 2006, gli extracomunitari in agricoltura risultano in forte diminuzione (-28%), per effetto dell'acquisizione dello status di cittadino comunitario da parte di bulgari e rumeni.

Si evidenzia, in linea con la situazione generale, la maggiore attrattività per i lavoratori extracomunitari impegnati in attività agricole delle regioni del Nord del Paese, dovuta prioritariamente alla più ampia possibilità occupazionale. In riferimento alla ripartizione di genere si evidenzia la forte presenza della componente femminile, soprattutto tra i neocomunitari.

Dall'indagine emerge una decisa specializzazione degli immigrati extracomunitari nei comparti delle colture arboree (con oltre 32.000 occupati), ortive (con più di 29.000) e florovivaistiche (con 12.000 occupati); rilevante, inoltre, la presenza nel comparto zootecnico (con 21.500 occupati), soprattutto con riferimento agli allevamenti di bovini da latte.

Relativamente al periodo di impiego, l'indagine evidenzia una diffusa prevalenza di utilizzi di natura stagionale, con una attenuazione nei contesti territoriali con significativa specializzazione nel comparto zootecnico e florovivaistico. In continuità con gli anni passati, aumenta l'impiego nelle attività agrituristiche, a completamento del tempo lavoro in campo e quello dedicato alle attività di trasformazione dei prodotti agricoli. Nel 2007 si assiste, inoltre, ad un miglioramento della regolarizzazione dei rapporti di lavoro che, grazie all'intensificarsi delle azioni ispettive e comunque dell'aumentata sensibilità dei soggetti.

Un ulteriore elemento di qualificazione dell'occupazione extracomunitaria è la crescita del numero di imprese a titolarità extra-comunitaria (1-2% rispetto al totale delle imprese con extracomunitari).

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