La Provincia Autonoma di Trento
Caratteristiche morfologiche - Il territorio della Provincia Autonoma di Trento si estende su una superficie di 6.213 kmq ed è attraversato longitudinalmente dal medio corso del fiume Adige. Confina a Nord con l'Alto Adige, a Sud ed Est con il Veneto, a Sud ed Ovest con la Lombardia. L'area si situa nelle Alpi Retiche meridionali e nelle Dolomiti e come unità fisica è compresa nella regione alpina. La natura della Regione è tipicamente montuosa, con una geomorfologia aspra e complessa che colloca più del 70% del territorio al di sopra dei 1.000 m s.l.m.. La quota più alta è raggiunta dalla cima del Cevedale (3.769 m) mentre la più bassa è riferita al livello medio del Lago di Garda (67 m).
Il Trentino si caratterizza per una notevole diversificazione del paesaggio dovuta alla elevata varietà di tipi rocciosi, alla diversa resistenza, agli agenti erosivi e alle glaciazioni. Lo stato evolutivo è ancora molto attivo su vaste aree, e lo si denota dai torrenti che scorrendo in valli incise e trasportando materiale solido grossolano, provocando fenomeni erosivi intensi. Le grandi valli glaciali, come le valli dell'Adige e del basso Sarca, presentano una sezione ad U, contornata da versanti rocciosi e ripidi e da zone con alternanza di guglie e pendii moderati a seconda dell'affioramento di rocce più o meno erodibili.
L'intreccio di dorsali variamente orientate e ramificate compone un sistema privo di pianure; gli unici territori pianeggianti sono rappresentati dalle piatte fasce dei fondovalle, originate dall'escavazione fluvioglaciale. Fiumi e torrenti hanno scavato una fitta rete di valli che gravitano, prevalentemente, sull'asta atesina, la più importante da un punto di vista strutturale, economico ed insediativo. I laghi sono numerosissimi, se ne contano 297, variamente distribuiti, con una fascia di maggior allocata tra i 2.000 m e i 2.300 m; quelli i più estesi sono disposti tra i 67 m e i 1.200 m di altitudine. I corsi d'acqua e i laghi, grazie alla loro straordinaria ricchezza, consentono la produzione di energia idroelettrica, oltre a rappresentare un importante fonte per l'irrigazione ed a rappresentare una grande attrattiva paesaggistica che contribuisce a valorizzare le potenzialità turistiche locali.
Quasi l'80% della superficie provinciale è ricoperta da boschi e pascoli.
La Provincia di Trento può essere suddivisa in 9 principali bacini idrografici (Adige, Avisio, Brenta, Chiese, Cismon, Fersina, Noce, Sarca, Vanoi). Il clima del Trentino rispecchia i caratteri della regione alpina, con inverni freddi e asciutti ed estati relativamente fresche e piovose. La piovosità media annua è elevata, mentre la distribuzione varia secondo la quota, l'orientamento della valle e la distanza rispetto ai limiti esterni della catena alpina, passando da un minimo di 700 - 800 mm ad un massimo di 1.500 mm alle quote più elevate o nelle valli più aperte verso la pianura.
Aspetti socio-economici - Il territorio della Provincia Autonoma di Trento, con una popolazione di 502.000 abitanti su circa 6.213 kmq, ha una densità abitativa tra le più basse dell'Unione Europea (82 ab./kmq). In base alla classificazione delle zone altimetriche effettuata dall'ISTAT, l'intero territorio provinciale è considerato di montagna, il 20% è situato al di sopra di 2.000 m di altitudine. Circa il 30% della popolazione risiede in comuni con meno di 20.000 abitanti, dato che colloca la Provincia di Trento tra le meno urbanizzate. Per quanto riguarda i principali usi del suolo, la copertura preponderante è quella forestale, con il 50% circa della superficie coperta da boschi, mentre l'agricoltura è attuata su una superficie corrispondente a meno del 25% del territorio provinciale.
Pur in presenza di oggettivi vincoli legati alle caratteristiche orografiche e climatiche, il Trentino presenta, nel suo complesso, un'economia piuttosto solida basata soprattutto sul turismo che funge da perno e volano per numerose attività ad esso correlate (agricoltura e servizi in generale). Il tasso di crescita medio annuo del valore aggiunto provinciale, infatti, negli anni 2001-2005, è stato pari al 3,3% a prezzi correnti e allo 0,2% a prezzi costanti.
La struttura produttiva mette in evidenza la forte specializzazione in alcuni settori, cui peraltro sono legate numerose attività ampiamente diffuse sul territorio. La vocazione produttiva del territorio ruota principalmente attorno alle filiere turistica, delle costruzioni e dell'agro-alimentare. Nel settore industriale solo la piccola e la micro impresa (meno di 20 addetti) mostra risultati economici competitivi con le imprese del Nord-Est. Le imprese di dimensioni superiori, a causa di consistenti deficit competitivi, subiscono maggiormente l'apertura alla concorrenza dei mercati extraprovinciali. L'economia provinciale, negli ultimi anni, ha comunque presentato tassi di crescita rilevanti: il prodotto interno lordo, infatti, è cresciuto in media del 3%, mentre, in termini di valore aggiunto, il settore che ha mostrato il maggiore tasso di crescita è quello dei servizi, con un 3,9%.
La situazione della Provincia di Trento nel contesto della dotazione infrastrutturale risulta, da uno studio di Unioncamere (2003), essere al di sotto della media italiana per quanto riguarda la dotazione di strutture stradali ed autostradali, della rete ferroviaria e delle telecomunicazioni. Questi fattori, soprattutto legati alla particolare struttura morfologica del territorio, non incidono negativamente sullo stato attuale dell'economia trentina, ma certamente possono rappresentare un grosso vincolo per quanto riguarda i tassi di sviluppo dell'economia locale.
Il tasso di disoccupazione provinciale si attesta, nel 2005, sul 3,6%, in leggera crescita rispetto all'anno precedente, ed in controtendenza rispetto a quanto osservato a livello nazionale, pur rimanendo ben al di sotto della media nazionale. Pur essendo, quest'ultimo, un dato decisamente positivo dal punto di vista socioeconomico, risulta interessante notare che il tasso di disoccupazione nella corregionale Bolzano risulta inferiore di quasi un punto percentuale.
Agricoltura - In Provincia di Trento, negli ultimi anni, si è assistito ad un costante e massiccio calo numerico delle aziende agricole molto piccole (con meno di un ettaro di SAU). Le aziende di maggiori dimensioni, che rientrano quindi nell'Universo CE, mostrano un aumento intercensuario del 1,7%.
In termini dimensionali, la maggior parte delle aziende agricole è di piccole o piccolissime dimensioni, infatti, il 72% risulta avere meno di 2 ettari di SAU. L'abbandono delle attività agricole su ampie superfici in alcune zone di montagna e disagiate, particolarmente nelle valli più lontane dal capoluogo e maggiormente svantaggiate dal punto di vista orografico, ha inoltre, determinato un degrado delle strutture abitative e produttive, facendo venir meno la cura, nei territori marginali, di prati e soprattutto pascoli. La provincia Autonoma di Trento da circa 15 anni a seguito di nuovi indirizzi di politica agraria volti alla conservazione e tutela dell'ambiente, applicando le misure agroambientali di mantenimento del territorio e del rafforzamento del reddito delle popolazioni rurali, ha limitato lo spopolamento delle zone montane più disagiate e contemporaneamente favorisce il mantenimento del territorio attraverso la cura dei prati e dei pascoli.
Peraltro, l'agricoltura in Trentino riveste ancora una particolare importanza economica, se si considerano, da un lato, l'occupazione e il valore aggiunto che direttamente crea, e da un altro lato, le attività economiche che da essa dipendono e che grazie ad essa godono di un buono stato di salute. Accanto ai valori indotti, direttamente e indirettamente, dal settore agricolo sono da tenere presente l'alto numero di occupati part-time e, soprattutto, le numerose esternalità positive generate sull'ambiente.
Date le già citate caratteristiche territoriali, in Trentino si osservano fondamentalmente due tipologie di agricoltura. Una di fondovalle a prevalente indirizzo viti-frutticolo, e una praticata nelle aree collinari e di montagna con indirizzi prevalentemente frutticoli, di colture minori e di attività di diversificazione collegate all'attività turistica. Oltre la metà della superficie territoriale è occupata dai boschi, che negli ultimi decenni hanno evidenziato un fenomeno di espansione, che peraltro spesso sfugge alle rilevazioni statistiche. Tra il IV e il V Censimento dell'agricoltura si è registrato un incremento di circa 15.000 ettari della superficie boscata, ma il reale incremento, se si tiene conto dell'imboschimento naturale dei terreni marginali abbandonati dall'agricoltura, è sicuramente molto più elevato. Il ruolo multifunzionale delle foreste in Trentino è rappresentato dalla protezione della biodiversità, dalla difesa idrogeologica e dalla produzione di biomasse, oltre che da una buona produttività per quanto riguarda la filiera bosco legno.
L'agricoltura ha subito un forte ridimensionamento in termini di percentuale di valore aggiunto sul totale provinciale. Si è passati da un 5,3% all'inizio degli anni novanta a un 3% nel 2005. Si è anche ridotto il numero di unità lavoro agricole, che hanno raggiunto 15.300 nel 2005, arrivando così a rappresentare il 6,5% delle unità di lavoro complessive provinciali.
Il sistema economico agricolo è basato sulla piccola impresa con gestione familiare prevalente. Al censimento 2000, solo 9.237 aziende risultavano iscritte all'Archivio Provinciale delle Imprese Agricole, albo al quale entrano a far parte solo le aziende considerate professionali. Da uno studio condotto congiuntamente dalla Provincia Autonoma di Trento e dall'Istituto Agrario di San Michele all'Adige, infatti, risulta che, applicando alle 34.694 aziende agricole (universo Italia) censite nel 2000 uno solo dei criteri di professionalità (aziende con fabbisogno teorico di lavoro maggiore o uguale a 300 ore lavorative), solo 12.462 rientrerebbero nella suddetta classe professionale.
La frutticoltura, in particolare la produzione di mele, costituisce uno dei pilastri dell'agricoltura provinciale producendo un valore di 141 milioni di euro. Numerose sono le aree vocate per questo tipo di coltura, peraltro le principali produzioni si localizzano nella Val di Non e, solo in misura minore, sull'asta dell'Adige ed altre valli laterali. La frutticoltura trentina ha sempre perseguito la strada del miglioramento della qualità del prodotto (oggi requisito fondamentale per una corretta collocazione del prodotto sui mercati) e dell'organizzazione in strutture associative, risposta strategica alla elevata frammentazione aziendale.
La coltivazione della vite per la produzione di uve da vino, pur avendo subito profondi cambiamenti nel corso degli anni, ha tradizioni secolari in Trentino. Il momento congiunturale favorevole ha permesso a molti agricoltori, pur nel rispetto dei limiti della legislazione comunitaria, di impegnarsi nella messa a dimora di nuovi vigneti, anche a scapito del melo che, a confronto, offre una minore redditività. La ripartizione tra varietà a frutto bianco (58%) e a frutto nero (42%) risulta equilibrata, anche se forse una quota eccessiva è destinata alla coltivazione di uve Chardonnay (circa 1/3) che, nella maggior parte dei casi, sono ottenute da impianti situati in zone meno vocate e che quindi danno luogo ad un prodotto con caratteristiche qualitative inferiori alla media dei prodotti del territorio.
Le attività zootecniche, che in passato risultavano essere l'unico elemento di sostentamento per le popolazioni residenti nelle zone particolarmente svantaggiate e di montagna, hanno visto, negli ultimi anni, un progressivo ridimensionamento in termini di peso relativo sul totale dell'economia agricola provinciale, ad eccezione dell'allevamento caprino, che ha registrato un aumento sia in termini di numero di aziende che di numero di capi allevati. Nel complesso provinciale, le principali aziende zootecniche sono quelle a bovini (oltre 1.300 unità), seguite da quelle a ovi-caprini.
Il graduale abbandono dei pascoli e delle zone di montagna da parte delle attività agricole tradizionali, il continuo evolversi degli ordinamenti colturali misti a favore di ordinamenti intensivi, oltre alle ben note evoluzioni politiche dei paesi dell'Est europeo con la conseguente apertura dei relativi mercati, hanno dato luogo ad un progressivo abbandono dei pascoli di montagna che un tempo erano gestiti dalle Malghe. Tuttavia molti sono stati gli interventi a favore della zootecnia (L.P. 17/1998, L.P. 4/2003 e Misure del PSR) che hanno messo (solo di recente) un freno al calo delle attività ad esso legate. Pur avendo dunque perso peso nell'economia provinciale, la zootecnia conserva un ruolo fondamentale soprattutto per le già citate interconnessioni con le altre attività economiche, ma anche per il suo ruolo di salvaguardia dell'ambiente naturale.
L'agricoltura biologica ha cominciato a diffondersi in Trentino a partire dai primi anni ottanta. Inizialmente le prime produzioni si sono ottenute in Val di Non grazie alla promozione dell'associazione Terra vivente di Cles, dopo pochi anni è andata diffondendosi anche il Val di Gresta, e ad oggi viene praticata anche in altri comprensori trentini come la Val Rendena (pascoli per l'allevamento del bestiame) e la Val d'Adige.
La Provincia Autonoma di Bolzano
Caratteristiche morfologiche - Il territorio provinciale è tipicamente montano-alpino, essendo situato per il 64% al di sopra dei 1.500 m di altitudine mentre poco meno del 4% si colloca al di sotto dei 500 m . Geograficamente, tale territorio coincide con la parte settentrionale del bacino idrografico del fiume Adige e si presenta scavato dai corsi d'acqua che hanno formato numerose valli alpine, caratterizzate da esigui fondovalle e terreni di buona qualità agronomica.
Tale morfologia, con valli tipicamente glaciali ed altopiani in quota, ha favorito il sorgere di numerosi e piccoli insediamenti (disseminati, in particolar modo, nelle zone a maggiore altitudine) e reso difficile un veloce e armonioso sviluppo delle infrastrutture. Tale ritardo è stato messo in evidenza da uno studio Unioncamere e Istituto Tagliacarne (2003). Infatti, fatto 100 il valore nazionale della dotazione infrastrutturale, nel 1999 la Provincia di Bolzano si collocava all'88°posto in Italia con un valore di 59, che tra l'altro risultava essere in regressione rispetto alla stessa indagine del 1991. Localmente, tuttavia, nelle zone di fondovalle e pedemontane, si sono costituiti centri caratterizzati da una certa concentrazione di attività produttive, da un'elevata densità abitativa e, dal punto di vista agricolo, dalla presenza di coltivazioni (specialmente arboree) di particolare pregio e redditività.
Aspetti socio-economici - La Provincia Autonoma di Bolzano occupa una superficie di circa 7.400 Kmq. Seconda Provincia italiana per estensione, al terzo trimestre del 2008 i dati censuari indicano una popolazione residente formata da 497.770 unità, in crescita rispetto ai periodi precedenti soprattutto per effetto di movimenti migratori. Con circa 67 abitanti per Kmq, la provincia di Bolzano ha una densità abitativa tra le più basse d'Europa. Nel decennio considerato (1997-2007) la popolazione della Provincia di Bolzano è aumentata di quasi il 9%, con variazioni crescenti e mediamente dello 0,9%.
L'economia alto atesina è caratterizzata da un forte equilibrio e da una marcata interdipendenza settoriale. Le numerose aziende agricole (33% sul totale delle imprese alto atesine) contribuiscono con la loro attività alla tutela del paesaggio (soprattutto di montagna) rendendolo estremamente gradevole e accogliente per il turismo. La grande quantità di presenze turistiche contribuisce a rinvigorire e rendere solido il comparto dell'artigianato, del commercio e delle piccole e medie imprese in generale. Considerando solo il numero di imprese, l'industria non sembrerebbe rivestire un ruolo importante nell'economia provinciale, ma deve essere riconsiderata alla luce dei risultati economici del settore. I dati ISTAT del 2007 mostrano che sia il settore industriale che il settore dei servizi hanno fatto registrare un incremento del Valore Aggiunto e del numero di occupati nel periodo 2000-2007. Il settore primario, invece, mostra la variazione positiva più consistente per quanto riguarda il Valore Aggiunto mentre in termini di numero di occupati il dato è in controtendenza con quello che succede nelle altre branche economiche. Il numero di occupati in agricoltura è in diminuzione consistente, a favore del settore terziario.
La buona vivibilità sociale della Provincia è favorita da una situazione occupazionale che colloca Bolzano tra le province con il più basso tasso di disoccupazione: 2,6% contro il 6,8% dell'Italia (ISTAT, 2006 Indagine sulla Forza Lavoro). Il tasso di occupazione provinciale risultava pari al 70%, dieci punti percentuali superiore rispetto al valore nazionale. Secondo i Conti Economici Regionali dell'ISTAT (2007), i redditi da lavoro dipendente per unità di lavoro dipendente si sono attestati sui 37.012 euro, cifra superiore alla media nazionale (pari a 35.131 euro).
Agricoltura - L'agricoltura alto atesina riveste un ruolo rilevante all'interno dell'economia provinciale complessiva. Secondo i dati ISTAT il Valore Aggiunto dell'agricoltura rappresenta più del 4% del Valore Aggiunto provinciale, quasi il doppio della media nazionale. L'intero settore trae beneficio non solo dai buoni risultati economici derivanti dalle produzioni frutticole, vitivinicole e dagli agriturismi, ma anche dal ruolo multifunzionale che l'agricoltura riveste a livello provinciale e che consente una valorizzazione del territorio con conseguenti effetti positivi sui livelli di occupazione (non solo nel settore agricolo).
Secondo i dati ISTAT sulla struttura e produzioni delle aziende agricole, nel 2007 la Provincia di Bolzano contava 20.856 aziende agricole su una Superficie Agricola Utilizzata di 258.010 ettari complessivamente. Il confronto con il Censimento dell'Agricoltura del 2000 mette in evidenza una diminuzione del numero di aziende (-10,7%) e della SAU (-3,9%). La stessa indagine evidenzia una dimensione media delle aziende nel 2007 pari a 12,4 ha di SAU mentre lo stesso dato censuario rilevato nel 2000 è stato di 11,6 ha. Un incremento quindi di quasi il 7% che, considerato nell'ottica di un ridimensionamento sia numerico sia di SAU generale, evidenzia un guadagno di dimensione media che potrebbe significare un tentativo di accorpamento e quindi una diminuzione dei fenomeni di polverizzazione e frammentazione delle aziende. Non è da escludere che in questo fenomeno abbia giocato un ruolo l'istituzione del Maso Chiuso, grazie alla quale è stato possibile evitare la frammentazione dei terreni agricoli che invece si è verificata negli anni nella vicina Trento. C'è inoltre da considerare anche il possibile effetto del Decreto Legislativo n.99 del 2004 che ha inserito il Compendio Unico ovvero quell'estensione del terreno (indivisibile per 10 anni) necessaria al raggiungimento del livello minimo di redditività determinato dai Piani regionali di sviluppo rurale per l'erogazione del sostegno. La Provincia di Bolzano ha recepito il Decreto con deliberazione della Giunta Provinciale n. 5035 de 2005 fissando il Compendio Unico in almeno 2 ha di terreno coltivato a frutto e/o vite ovvero 4 ha di terreno arativo e/o prato.
Per quanto riguarda l'utilizzazione dei terreni, nella Provincia di Bolzano la SAU occupa il 47% delle utilizzazioni mentre il 46% è ricoperto da boschi di cui oltre il 50% è di proprietà privata. La superficie forestale, oltre alle attività economiche, caratterizza il paesaggio e assume un ruolo di salvaguardia del territorio. Secondo i dati ASTAT, nel 2007 la produzione boschiva di legname da lavoro è stata di 452.303 mc (l'83% derivante da abete bianco e abete rosso) mentre la produzine di legna da ardere è stata di 197.859 mc (97% da resinose). La provvigione totale ammonta a circa 60 milioni di metri cubi.
La quasi totalità della SAU è occupata da prati permanenti e pascoli (89%) mentre le coltivazioni legnose agrarie interessano il 9% della SAU. Questo dato trova la sua giustificazione nel fatto che le coltivazioni legnose sono prevalentemente diffuse nelle zone di fondovalle. Anche i seminativi hanno una estensione assai limitata (poco meno del 2% della SAU).
Per quanto riguarda la distribuzione delle aziende e della SAU per classi di SAU quasi il 61% delle aziende hanno una dimensione inferiore ai 5 ettari ma la percentuale sale al 93% se si considerano le aziende con SAU fino ai 20 ettari. In questo raggruppamento si concentra il 48% della SAU. Quindi si può affermare che in questo territorio sono le aziende agricole di media-piccola dimensione a contare in misura maggiore. Le grandi aziende sono relativamente poche numericamente ma su di esse insiste più della metà della SAU.
Il dato sulla dimensione media aziendale, tuttavia, va ulteriormente analizzato tenendo conto dell'utilizzazione della SAU. Se infatti guarda al numero di aziende per tipologia di utilizzo quello che emerge è una dimensione ridotta per le aziende con seminativi e coltivazioni legnose agrarie mentre a far aumentare il dato medio sono le aziende con prati permanenti e pascoli. Le ridotte dimensioni delle prime due categorie, comportano in alcuni casi, elevati costi fissi aziendali, difficoltà nella diversificazione colturale e nell'ammortamento degli investimenti mobili e fissi.
Le attività agricole si sono da sempre adattate alle caratteristiche morfologiche del territorio, creando una netta distinzione tra la tipologia produttiva delle aree montane e quelle di fondovalle.
Le aziende rurali di montagna hanno in linea generale una gestione familiare, presentano un indirizzo prevalentemente foraggero-zootecnico e si trovano ad operare in un contesto socio-economico marginale e carente delle necessarie infrastrutture. In questo contesto gli agricoltori di montagna cercano di portare avanti anche attività extragricole (agriturismo e artigianato) in grado anche di svolgere una funzione di valorizzazione e conservazione del territorio.
La realtà agricola di fondovalle è invece caratterizzata dalla presenza di piccole imprese a conduzione familiare inserite in un quadro cooperativistico molto forte e in un contesto infrastrutturale soddisfacente, caratterizzato dalla presenza di importanti vie di comunicazione. La Provincia è infatti attraversata da una delle principali trasversali di traffico dell'arco alpino.
Guardando alla forma di conduzione delle aziende, i dati ISTAT sulla struttura delle aziende agricole del 2007 evidenziano la diffusione delle aziende a conduzione diretta che interessa il 98% delle aziende della Provincia. La maggior parte sono aziende con solo manodopera familiare. Marginali ed irrilevanti sono le altre forme di conduzione.
Per quanto riguarda la tipologia socio-economica delle aziende agricole altoatesine, i dati disponibili mostrano che la maggior parte di queste sono aziende accessorie tra le quali una parte (12,4%) svolge anche un'attività agrituristica. Secondo l'ISTAT nel 2005 il numero di agriturismi nella Provincia di Bolzano ammontava a 2.639 unità, al secondo posto in Italia dopo la Toscana. Secondo i risultati dell'indagine RICA-REA 2003-2004, nel 2004 la produzione delle aziende agricole altoatesine è derivata per il 94,9% da attività agricola in senso stretto, per il 4,8% da attività connesse all'agricoltura (in particolare agriturismo) e per il restante 0,4% da attività di trasformazione di prodotti agricoli.
Nel 2003 è stato istituito l'elenco provinciale degli operatori biologici ai sensi della legge provinciale 3/2003. Le aziende biologiche, suddivise tra biologiche, in conversione e miste, risultano essere meno di 400 in Provincia, con una suddivisione per settori di attività che ricalca quella dell'agricoltura convenzionale e quindi con una prevalenza di aziende frutticole e zootecniche. Il numero di aziende di trasformazione risulta per ora adeguato al volume prodotto, ma ci si attende un ulteriore sviluppo di questo tipo di attività che può trarre giovamento dall'immagine che il territorio vanta in tutta Europa.
L'Alto Adige risulta essere una delle poche regioni italiane che presentano un saldo della bilancia commerciale agroalimentare positivo (163 milioni di euro nel 2006) che evidenzia un buon grado di apertura dei prodotti alto atesini verso l'estero. Prodotti agricoli, orticoli e floricoli hanno raggiunto nello stesso anno ben il 44% delle intere esportazioni agroalimentari provinciali.
Oltre il 95% del valore dei prodotti agroalimentari importati è di origine comunitaria e ben l'85% dei prodotti alto atesini ha come principale destinatario il mercato comunitario. In particolare la Germania (46%) e l'Austria (10%) rappresentano i principali mercati di sbocco per i prodotti agricoli e trasformati mentre a livello di importazioni questi stessi Paesi risultano i principali fornitori di prodotti agroalimentari con pesi percentuali più ravvicinati (44% e 33% rispettivamente).
I settori produttivi agricoli della Provincia di Bolzano sono essenzialmente tre: il settore frutticolo, il settore vitivinicolo ed il settore lattiero-caseario.
La provincia di Bolzano rappresenta una zona di primaria importanza per la produzione di mele, con una quantità media annua corrispondente a circa il 40% della produzione nazionale ed al 12% della produzione UE. I quasi 19.000 ha di superficie interessata da frutteti sono occupati prevalentemente da melo: 18.426 ha distribuiti in 7.465 aziende.
La frutticoltura altoatesina si è notevolmente sviluppata negli ultimi decenni grazie al rinnovo degli impianti e all'introduzione di cultivar che hanno permesso di andare incontro alle nuove esigenze del mercato nazionale ed internazionale. I nuovi impianti, ad alta densità e con portinnesti deboli, si sono dimostrati più adatti alle caratteristiche pedoclimatiche della Provincia. Circa il 90% dei frutteti è costituito da impianti fitti. Inoltre, l'evoluzione della tecnica frutticola (precoce entrata in produzione degli impianti, semplificazione massima delle cure colturali, riduzione della manodopera per la raccolta e la potatura, riduzione dei trattamenti antiparassitari secondi i principi della lotta integrata) hanno permesso una razionalizzazione della produzione, l'ottenimento di un elevato standard qualitativo (pezzatura, colore, conservabilità, assenza di residui) ed un aumento delle rese (oltre 500 quintali ad ettaro). A questi risultati ha contribuito in maniera rilevante anche la diffusione dell'irrigazione a pioggia polivalente con funzione antibrina: la superficie irrigata è pari al 95% di quella frutticola totale.Tali trasformazioni hanno permesso al settore di adattarsi rapidamente alle nuove esigenze dei mercati ed ai gusti dei consumatori. Si è verificato così un costante aumento della superficie investita a meleto nelle zone collinari e pedemontane, dove superfici destinate in precedenza a prati, arativi o vigneti sono state convertite in frutteto.
In termini quantitativi la produzione di mele risulta essere particolarmente rilevante. Su quasi 19.000 ha, infatti, vengono prodotte un terzo delle mele di origine italiana e il 10% di quelle europee. Secondo i dati ASTAT, nel 2007 la produzione di mele è stata di 9.788.140 quintali di cui il 43% rappresentato dalla Golden Delicious, il 16% dalla Gala e l'11% dalla Red Delicious.
La superficie investita per la viticoltura ammonta a 5.200 ha circa (tab. 2.9), in aumento rispetto al dato censuario del 2000. Recentemente la viticoltura altoatesina è stata caratterizzata da massicce riconversioni varietali. La coltivazione della vite è localizzata lungo i pendii delle valli principali e nelle zone collinari in forte pendio, laddove, cioè, le condizioni pedoclimatiche favoriscono il conseguimento delle migliori caratteristiche organolettiche del prodotto. Complessivamente, il numero totale delle aziende vitivinicole provinciali ammonta a 6.949, di cui il 77% coltiva vini DOC e DOCG (su 4.705 ha). Il 30% coltiva altri vini (su 519 ha) mentre il resto delle aziende coltiva uva da tavola. La viticoltura alto atesina è caratterizzata da aziende di piccole dimensioni, che hanno fondato il proprio sviluppo sulla qualità del prodotto, con una resa media di uva da vino pari a circa 95 quintali ad ettaro.
Secondo i dati ASTAT, nel 2007 sono stati prodotti 348.710 ettolitri di vino di cui 144.312 bianco. La maggior parte del vino prodotto (94%) è costituito da vini a denominazione di origine controllata mentre sono appena il 5% i vini a indicazione geografica. La restante parte è vino da tavola.
La zootecnia costituisce la seconda fonte di reddito per il settore agricolo, in particolare il comparto di allevamento dei bovini: più di 140.000 capi complessivamente allevati in 9.494 aziende (Tab. 2.10). Le realtà aziendali di questo settore presentano piccole dimensioni ed utilizzano prevalentemente prati e pascoli permanenti di tipo alpino.
L'allevamento bovino è indirizzato alla selezione di capi a duplice attitudine anche se il settore lattiero-caseario risulta essere l'attività zootecnica principale con 74.948 vacche da latte in 8.159 aziende. Tali aziende sono orientate prevalentemente alla produzione ed alla vendita di latte vaccino con tenore di grasso inferiore al 4%. Negli ultimi anni (1997-2004) si è evidenziata una consistente crescita della quantità annua di latte conferito, infatti, si è passati dai 305 milioni di kg del 1997 ai 389 del 2004, e il prezzo di conferimento si è tenuto tra i 40 e i 45 centesimi di euro.
Il confronto fra i dati ISTAT del 2007 e il Censimento del 2000 mostrano una tendenza negativa per quanto riguarda il numero di capi bovini ma questo trend sembrerebbe maggiormente legato ad un processo di concentrazione aziendale piuttosto che ad un declino produttivo del settore.
Grande importanza nell'economia zootecnica costituiscono le malghe che, quasi sempre situate al di sopra del limite della vegetazione, risultano essere più adatte per l'alpeggio di bestiame giovane e asciutto piuttosto che per le vacche da latte più delicate ed esigenti. Delle 1.733 malghe altoatesine il 9% sono classificabili di bassa quota, il 41% di mezza montagna, e ben il 50% di alta quota. I Masi svolgono un ruolo importante nell'economia zootecnica provinciale, basti pensare che circa il 50% del patrimonio zootecnico (95.000 capi per un totale di 56.622 unità bovino adulto) viene alpeggiato durante i mesi estivi.
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